L'associazione Ipazia è, come è sempre stata e sempre sarà, al fianco di tutte le vittime di violenza e, più specificamente, delle vittime di femminicidio. Non ci stancheremo mai di dirlo e di fare il possibile affinché parole come quelle di Don Piero di Lerici non vengano più pronunciate, e affinché non muoiano più oltre 120 donne ogni anno, uccise per mano dei loro mariti, compagni, fidanzati, ex fidanzati ecc...
Se il nostro impegno è quotidiano, ci teniamo a ricordarlo in modo più forte in questi giorni di festa, giorni in cui si festeggia la nascita di un certo Signore che, per chi ci crede e parla a suo nome, predicava la pace e la non-violenza. Questo forse Don Piero l'ha dimenticato. Lo ha dimenticato nel momento in cui affiggeva parole gravissime sul portone della sua chiesa, parole che giustificano la violenza omicida e che ha poi ripetuto nelle interviste, rincarando la dose con concetti medievali che non dovrebbero appartenere a una persona che sale su un altare e cerca di dare l'esempio.
Ci chiediamo quanti danni possano fare, soprattutto sulle menti dei più giovani, queste parole, questi concetti. Ci preoccupa il fatto che dei bambini, dei futuri uomini e donne, possano frequentare quella chiesa e quel parroco, che questo insegnerà loro: se una donna viene uccisa o stuprata è anche colpa sua, non doveva mettersi la gonna troppo corta e non doveva sorridere troppo, perché se una donna è bella e svestita, a meno che tu non sia frocio, allora non puoi far altro che volertela scopare, magari anche se lei non è d'accordo.